TERAMO – Omicidio volontario aggravato dal grado di parentela e dalla crudeltà e vilipendio di cadavere in concorso con altri. Da oggi Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania Rea, la mamma 29enne di Somma Vesuviana massacrata a coltellate tra il 18 e il 20 aprile scorso, è nel carcere di Marino del Tronto. Lo hanno arrestato i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Ascoli, che hanno notificato all’uomo, che si trovava in servizio alla Caserma "Clementi", sede del Reggimento femminile di cui è istruttore, l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Carlo Calvaresi su richiesta del pool inquirente ascolano.
Ha gridato: «Io in carcere, l’assassino in libertà!». "Io in carcere, l’assassino di mia moglie libero": così ha detto Salvatore Parolisi poco dopo aver avuto la notifica dell’ordinanza di custodia cautelare emesso contro di lui dal gip di Ascoli Piceno. Parolisi nella notte aveva inviato una mail a un giornalista di Studio Aperto, Antonio Delitala, in cui ha scritto: "Caro Antonio, in questi momenti di grande preoccupazione, io grido la mia innocenza. Sono sereno con la mia coscienza, non ho fatto nulla". Nella mail, riporta Studio Aperto, il caporalmaggiore ribadisce la sua innocenza e la sete di giustizia per la morte di Melania. "Amavo mia moglie – dice – provo un grande dolore e sono il primo a chiedere giustizia. Per la giustizia e per far crescere mia figlia accanto a me dandole affetto, sia il mio che quello della madre, la cui perdita è enorme sia per me che per mia figlia. Mia figlia è oggi tutta la mia famiglia".
I pm: «Uccisa quando doveva essere a Colle San Marco». Melania Rea è stata uccisa tra le 14 e le 14:20, ovvero quando Salvatore Parolisi ha ‘fissato’ la loro presenza a Colle San Marco. Il caporalmaggiore si è fatto vedere qui alle 15:30, con la figlioletta Vittoria in braccio: cercava la moglie, allontanatasi, diceva, per un bisogno fisiologico e mai più ricomparsa.
Il delitto ricostruito anche dal gip. Il gip Calvaresi ha scritto 88 pagine per motivare l’arresto di Parolisi. E ha dato anche una sua personale versione della dinamica del delitto della mamma di Somma Vesuviana. Allegate all’ordinanza anche le foto e le ricostruzioni corredate con tanto di didascalia fatte dai magistrati di Ascoli che testimoniano il percorso che Parolisi e la moglie avrebbero compiuto il 18 aprile, giorno della gita da Folignano a San Marco. Nell’ordinanza sono allegate anche le foto scattate dai ragazzi dell’istituto tecnico per geometri di Ascoli che il pomeriggio del 18 aprile erano anche loro al pianoro. Nelle istantanee scattate con i telefonini, non si vedono mai Salvatore, Melania e la piccola Vittoria, che il papà dice di aver fatto dondolare sulle altalene nell’attesa che la moglie tornasse dopo essersi allontanata per un bisogno fisiologico.
Le testimonianze. Grande importanza in particolare viene data alle testimonianze delle persone sentite dai carabinieri durante questi tre mesi di indagini. Un paio almeno vengono ritenute assolutamente decisive per affermare che Melania non è mai stata il 18 aprile scorso a Colle San Marco e che Salvatore e la bambina vi sono giunti molto dopo rispetto all’orario indicato dal caporalmaggiore.
La contraddizione delle foto sul telefonino. Tra i comportamenti sospetti che per la magistratura ascolana testimoniano che Parolisi ha ucciso la moglie Melania, anche la vicenda del riconoscimento del luogo dove la donna venne ritrovata il 20 aprile scorso. Parolisi, nelle occasioni in cui è stato sentito dai carabinieri e dal pm di Ascoli Umberto Monti, disse di aver riconosciuto il Bosco delle Casermette a Ripe di Civitella da alcune foto viste sul telefonino di Raffaele Paciolla, agente di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Ascoli, che risiede nello stesso stabile di Folignano dove abitavano anche Salvatore e Melania con la loro bambina. Fotografie che Paciolla non ha mai scattato, come testimoniato dall’approfondito esame dei telefonini che spontaneamente Paciolla consegnò ai carabinieri di Ascoli. Parolisi si è poi corretto affermando di essersi confuso con le foto viste sui giornali che lo stesso Paciolla andò a comprare per lui il 21 aprile, all’indomani del ritrovamento del cadavere
di Melania.
Il movente: «La relazione con la soldatessa». Per i magistrati ascolani un ruolo importante nell’omicidio di Melania Rea l’ha avuto la relazione fra Salvatore Parolisi e Ludovica P., la soldatessa conosciuta nel 235° Rav Piceno durante un corso i addestramento e della quale il caporalmaggiore era diventato amante. Molto importanti i messaggi scambiati su Facebook da Salvatore attraverso con l’avatar ‘Vecio alpino’, precipitosamente cancellato il 19 aprile, all’indomani della ‘scomparsa’ della moglie. Messaggi che sono stati recuperati grazie a una rogatoria internazionale e dai quali si percepirebbe la pressione che Ludovica faceva su Salvatore affinché lasciasse sua moglie per dedicarsi esclusivamente a lei.
Doveva trascorrere Pasqua con Ludovica. Il 23 aprile, a Pasqua, Salvatore Parolisi doveva recarsi a Roma per conoscere i genitori di Ludovica P., che nel frattempo gli avevano già prenotato una stanza d’albergo. Emerge dalla ricostruzione fatta dai magistrati ascolani, condivisa dal gip Carlo Calvaresi che ha accolto la loro richiesta d’arresto. Quel giorno Parolisi si sarebbe dovuto presentare dall’amante già con la notizia che aveva lasciato la moglie. Nell’ordinanza del gip vengono evidenziati anche i comportamenti tenuti da Parolisi dopo aver
denunciato la scomparsa della moglie. In particolare il fatto di non aver partecipato alle ricerche, ma di essersi piuttosto preoccupato di cancellare il profilo su Facebook col quale chattava con Ludovica.
L’inchiesta passa alla Procura di Teramo. Il gip del Tribunale di Ascoli Carlo Calvaresi, nell’ordinare l’arresto in carcere di Parolisi, si è dichiarato incompetente per territorio, per cui gli atti dell’inchiesta sull’omicidio di Melania Rea passano alla Procura di Teramo. E’ in questa provincia, infatti, che si trova Ripe di Civitella, il luogo dove venne ritrovato il 20 aprile scorso il cadavere della donna. Il magistrato ascolano, in ogni caso, nei prossimi giorni sottoporrà Parolisi all’interrogatorio di garanzia, che entro i successivi 20 giorni verrà ripetuto dal collega di Teramo a ulteriore tutela e garanzia dell’arrestato. Il luogo del delitto è stato individuato con certezza sulla base dei risultati dell’autopsia e dello studio degli schizzi di sangue.
Il fratello di Melania: «E adesso come facciamo con la bimba?» "E adesso come facciamo con la bambina?". E’ stata la prima preoccupazione di Michele Rea, il fratello di Melania, alla notizia dell’arresto. Lo riferisce il legale della famiglia, l’avvocato Mauro Gionni, che ha appena parlato con i parenti della donna uccisa. La bambina è la piccola Vittoria, che porta lo stesso nome della nonna materna, e che dopo la morte della mamma è stata in parte con il padre, quando il lavoro glielo consentiva, e in parte con i Rea."I miei genitori
hanno sempre considerato Salvatore un figlio. Capirete che stanno vivendo in questo momento una tragedia nella tragedia". Così Michele Rea, racconta dello stato d’animo dei suoi genitori che "hanno avuto un colpo durissimo". "A Salvatore abbiamo sempre voluto bene – dice Michele – non ce l’aspettavamo. Per i miei era come un figlio".